Concession & Exploitation des Mines de Fer de l’Isle d’Elbe

Azione nominativa di 1.000 Franchi francesi rilasciata a Parigi il 10 Messidoro anno XI della Repubblica Francese ovvero il 28 giugno 1803.
Il pregevole documento della storia mineraria italiana e dell’epoca napoleonica fu stampato e manoscritto su fine carta bianca filigranata; riporta un timbro a secco riproducente i 50 Centesimi della Repubblica Francese. Il certificato è intestato ad Alexandre Boury alla cui società, Etablissements Alexandre Boury & Comp.ie che dal 1793 gestiva una fonderia per la fabbricazione di cannoni a Lione, il governo francese accordò per 25 anni la concessione per la fusione e la lavorazione dei metalli ferrosi estratti nell’isola d’Elba.
Le miniere di ferro dell’Elba, situate prevalentemente presso la sua costa orientale, costituiscono i giacimenti più antichi del mondo – sfruttati sin dai tempi degli Etruschi – e hanno da sempre rappresentato la principale ricchezza dell’isola. Dall’XI secolo in poi le miniere appartennero ai vari governi che si succedettero sull’isola: Repubblica Marinara di Pisa, Principato di Piombino, Principato retto da Napoleone Bonaparte, Granducato di Toscana e Regno d’Italia. Dopo alcuni decenni di gestione governativa, prima granducale poi del Regno, nel 1899 i giacimenti ferrosi dell’isola furono affidati all’Elba – Società Anonima di Miniere e di Alti Forni, costituita a Genova per costruire lo stabilimento di Portoferraio, in cui fu messo in esercizio nel 1902 il primo altoforno a coke d’Italia. Nel 1924, con lo sviluppo di una moderna industria siderurgica, subentrò la Società Concessionaria delle Miniere dell’Elba. Successivamente la compagnia fu incorporata nell’Ilva – Alti Forni e Acciaierie d’Italia nel 1931, nella Ferromin fino al 1970 ed infine nell’Italsider fino al 1980. L’anno dopo cessò definitivamente ogni attività mineraria; attualmente il Parco Minerario Isola d’Elba organizza escursioni per preservarne la preziosa memoria storica e culturale.